L'Appunto di Aly Baba Faye

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Di Pietro e il suo girotondo!

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Come dire che a volte ritornano! Ieri a Roma si sono rivisti i girotondisti. Un fatto che ricorda – se ce ne fosse bisogno – che il Cavaliere è al governo del paese. Infatti, tra le doti del cavaliere vi è il fatto di poter istaurare un rapporto forte con il popolo ivi compresa quella parte che lo detesta. E’ riuscito a trasformare la vicenda politica italiana in una parabola del campo di calcio dove prevale la logica delle opposte tifoserie. E dal ‘94 che va avanti la storia del “o con me o contro di me“. Ecco una grande semplificazione della politica. Un idea di bipolarismo declinata in un referendum sulla sua persona. La storia politica italiana degli ultimi 15 anni potrebbe essere riassunta in queste poche parole. A trarne beneficio è stato certamente il cavaliere stesso che è riuscito a mantenere l’onda lunga della sua  centralità politica. Comunque sia una cosa è certa ed è il fatto che il cavaliere ha bisogno di politici speculari al suo gioco. Leaders più o meno diversi da lui che lo rincorrono sul suo terreno o come alleati o come avversari ma che facciano il suo gioco. L’importante per lui è non giocare di rimessa. Di fatto quel che è mancato finora era la possibilità di scardinare la centralità politica della sua figura. Molti politici che sembrano non aver nulla a che fare con il cavaliere, in realtà non sono riusciti a porsi in termini di alternatività. In questa ottica due figure politiche hanno avuto un ruolo importante nel tentativo di scardinare la centralità del Napoleone di Arcore: Romano Prodi e Antonio D Pietro. Non a caso i due uomini politici più odiati da Berlusconi e dai suoi. I due che sono riusciti a colpire il suo disegno e a vincere contro di lui. Prodi attraverso le urne lo ha sconfitto elettoralmente per ben due volte. Anche se le sue vittorie non hanno servito nel senso che per ben due volte Prodi è stato sacrificato sull’altare dai suoi stessi alleati. Ora Il professore si è ritirato a vita privata mentre il cavaliere ha preso le redine del governo del paese. Invece Di Pietro che lo mise fuori gioco per via giudiziaria nel ‘94 ora ci sta riprovando con la politica. E’ per questa ragione che la “candidatura” di Tonino come alternativa al cavaliere merita attenzione. Oggi che Silvio è capo del governo e Tonino è di fatto capo dell’opposizione, la partita promette risvolti interessanti. Ed è in questo contesto che l’iniziativa di ieri a Piazza Navona va inquadrata per meglio apprezzarne i possibili esiti politici.

Dunque si riparte da Piazza Navona. Chissà se inaugura una nuova stagione di vitalità della Piazza? Questa volta, a differenza delle altre, il raduno va oltre la tradizionale contrapposizione tra Piazza e Palazzo. Infatti, l’appuntamento è stato promosso proprio dal Tonino nazionale che di fatto si vede come l’anti-Berlusconi ma che molti vedono invece come l’alter ego del cavaliere. A titolo di esempio cito solo Gad Lerner che nel suo Blog parla della coppia Tonino-Silvio non in termini di duello ma di duetto. Come le due facce della stessa medaglia. Una medaglia coniato da populismo, antipolitica, speculazione in chiave di uso macchiavellico della giustizia. Insomma due esponenti dell’antipolitica che sono un pericolo per la democrazia! Dunque Piazza Navona come una trappola pericolosa, una falsa alternativa. Io invece credo che, al di là degli eccessi della piazza su cui sembrano concentrarsi i commenti del day after, sia utile soffermarsi sul “fattaccio” denunciato da un fronte ampio del complesso politico-mediatico  per capirne il suo senso politico. A mio avviso, Di Pietro ha compiuto, dal suo punto di vista, una vera operazione politica. Un’operazione che consiste nel tentare una saldatura tra opposizione in Parlamento e opposizione sociale. Considerando l’assenza della sinistra al Parlamento, considerando la scelta del PD di fare una opposizione “ombra” (o come sentenziano in molti una non-opposizione), Tonino ha un grande spazio di manovra politico-istituzionale che lo pone di fatto come leader dell’opposizione pronto a raccogliere le istanze della sinistra e il malessere sociale. Che poi questo tentativo sia propedeutico al suo disegno di leadership piuttosto e non sia di utilità per la democrazia è questione di opinione. Dunque a nulla serve riaffermare che Tonino non è di sinistra! Che fa leva sulla demagogia! Che in realtà gioca una partita prettamente personale e populista. Ciò che in definitiva conta è il risultato. E non è stato un gioco a somma zero, un investimento improduttivo. Nell’era della personalizzazione della politica invece del bipolarismo si sta delineando sempre di più nell’opinione pubblica l’idea di una bipolarizzazione di fatto tra Silvio e Tonino. Due personalità che si contendono il governo del paese. Che sia il bene contro il male, o mani pulite contro mani sporche, resta il fatto che i protagonisti della fase politica sono loro due. Rispetto al deserto politico che avanza forse è bene accontentarsi dell’opera di Tonino? Questione di fare di necessità virtù!