L'Appunto di Aly Baba Faye

L’audacia della NON disperazione

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 L’audacia della NON disperazione! Non sono esagerato né mi pongo come un profeta di sciagura.  Semmai è il contrario. Certo anch’io sono esposto al pessimismo della ragione. E so anche che di fronte ad una crisi così profonda  non basta rifarsi all’ottimismo della volontà.  Davvero nella situazione data è difficile non cedere alla disperazione. Oggi è persino temerario credere che le cose possano cambiare. Il gattopardismo e la mala politica sono tasselli del degrado della moralità pubblica e della crisi della politica. La noncuranza della res pubblica e dell’interesse generale sono sintomo e effetto della malattia italiana. Ormai lo spettacolo a cui assistiamo da un pò di tempo spinge all’egoismo e al qualunquismo. La politica come mero gioco di potere, la politica senza afflato ideale, la politica senza progetto ha determinato una sorta di anestesia della coscienza civile del paese. La gente è divisa tra chi è schifato e chi si è adeguato al politicantismo. Spesso chi non vuole adeguarsi si ripiega nella stoltezza come via di scampo: si salvi chi può! E così nella geografia pubblica il quarto polo -quello degli incazzati e dei delusi- è diventato maggioranza relativa. L’astenzionismo e la disaffezione sono la cifra della crisi della politica. La classe digerente -com’è stata ribattezzata- riproduce se stessa in un continuo gioco delle parti e tutto a scapito degli interessi generali del paese.  La commistione tra politica e affare e i costi della politica pongono una nuova questione morale. In questa situazione si è tentati di deporre le armi e  di volgere  lo sguardo altrove. Invece non bisogna rassegnarsi. Anzi c’è da riprendersi la politica per riappropriarci del nostro futuro. Accanto alla melma del degrado, ci sono dei semi positivi che vanno coltivati. Guardiamo agli esempi positivi dei Don Ciotti, Roberto Saviano e Gino Strada e altri sconosciuti dai media  ma come loro tessono ogni giorno la tela della solidarietà e curano gli interessi della comunità. O semplicemente guardare a tutte quelle persone che ogni giorno resistono e non si lasciano trascinare nel fango dell’opportunismo e del malaffare. E  in virtù del perseguimento del bene comune c’è un esercito di piccoli “eroi” i quali, nonostante il rumore assordante della cacofonia politico-mediatica, lavorano in silenzio per costruire la convivenza. Sono insegnanti o medici, magistrati o poliziotti, giornalisti o amministratori, operatori sociali o “badanti” , giovani o adulti, uomini o donne che si mobilitano, organizzano e promuovono il bene comune e curano le nostre comunità. E’  da questo popolo nascosto che ripartirà la ricostruzione dello spazio pubblico. Questione di mobilitazione!

2 Risposte

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  1. Grazie Fabio per la condivisione. Cittadinanza attiva ecco quel che ci vuole. Non possiamo addossare le colpe del degrado solo alla “casta” ma va preso il toro per le corna per cambiare le cose. Cittadinanza attiva può persino sembrare un ossimoro in quanto la cittadinanza dovrebbe avere un senso compiuto, quindi non solo un “gamma di diritti e doveri” ma una responsabilità sociale che derivi dall’essere mebro di una comunità. Vi faccio tanti auguri di buon lavoro. A presto!

    Aly Baba Faye

    19 dicembre 2010 at 21:12

  2. Ciao Aly, ho scoperto questo tuo scritto grazie al fatto che hai deciso di seguirci su TWITTER. Vivo, lavoro e mi attivo a Napoli. Viviamo un rigido inverno… in tutti i sensi. Mi ha molto colpito il tuo approccio realistico e concreto. Da noi la non disperazione è esattamente un atto di audacia! Ho inserito il link al tuo pezzo sul sito dell’Assemblea Territoriale di Cittadinanzattiva che coordino e che si chiama NAPOLICENTRO.
    Sarei felice di potere creare un canale di riflessioni, commenti e, comunque, di scambi.
    saluti audaci!

    Fabio Pascapè

    19 dicembre 2010 at 06:20


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